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Fuori, dal vetro d'un finestrino,
si vedono...
un Lampione.
Ch'osserva un turista impegnato
a girarsi del tabacco avvolto in
un'unica cartina lunga - dopo anni,
quel palo arrugginito non ha
ancora capito come a quella gente
piaccia crear nuvole grige tra le labbra.
"Vorrei averle io delle labbra tutte
mie. Una bocca per fischiar al vento,
in risposta ai treni che fuggir sento",
sussurra pensando.
Fuori, dal vetro d'un finestrino,
si vedono...
un "porta merce".
Così li chiama quel Lampione.
Sostituisce la parola treno
con porta, poiché ha brutti ricordi.
Per lui, un treno è abitato da esseri
viventi ed essi non sono merce.
Ma, lui sa, ha memoria di un tempo
dove molta gente veniva gettata su
lunghi treni come fossero merce
di scarto.
"Persino io, senz'esser vivo,
senza far niente, riuscivo
a valer più d'ognun di loro",
sussurra piangendo.
Fuori, dal vetro d'un finestrino...
all'ombra d'un lampione,
fumano i morti.